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Rapporto: “Borders of (In)Humanity”

Questo rapporto valuta le testimonianze di 64 sopravvissuti a bordo della nave di soccorso Humanity 1 in 13 operazioni di salvataggio tra ottobre 2022 e agosto 2024. Si concentra su tre stazioni della loro fuga – Tunisia, Libia e Mediterraneo centrale – per portare alla luce le conseguenze delle politiche di esternalizzazione dell’Unione europea.  

Le testimonianze riguardano uomini, donne e bambini di 15 Paesi diversi, partiti sia dalla Libia che dalla Tunisia, registrate in 7 lingue: Inglese, francese, arabo, urdu, bangla, tigrino e punjabi. Le testimonianze vanno da brevi dichiarazioni a storie complesse di molte ore. 

 

Rapporto

Gli esseri umani non si mettono in mare se non c'è un pericolo dietro di loro

Nell’ultimo decennio, l’UE si è sempre più impegnata in politiche di esternalizzazione che esternalizzano i controlli alle frontiere e spostano la responsabilità della protezione internazionale a Paesi terzi non appartenenti all’UE. Queste politiche includono l’abilitazione e la fondazione di nuove zone di ricerca e soccorso (SAR) libiche e tunisine, di centri di coordinamento del soccorso libici e tunisini e delle cosiddette guardie costiere libiche e tunisine. Queste istituzioni sono disfunzionali, pericolose e letali, spesso con stretti legami con gli stessi contrabbandieri e le milizie che l’UE e i suoi Stati membri stanno presumibilmente cercando di combattere. Inoltre, costringono i richiedenti protezione a tornare nei Paesi da cui fuggono, in violazione del diritto internazionale. Queste azioni mettono in ridicolo le etichette che implicano che questi attori fanno parte di un sistema di ricerca e soccorso (SAR); sono meglio comprese nel contesto di reti criminali organizzate le cui azioni, direttamente o indirettamente, causano morti e violazioni dei diritti umani su base quotidiana 

Le testimonianze dei 64 sopravvissuti forniscono informazioni dettagliate sui maltrattamenti subite in Libia e/o in Tunisia. Hanno raccontato di discriminazioni razziste, sessiste e religiose, persecuzioni, negazione dei diritti fondamentali, schiavitù moderna, torture e violenze fisiche e sessuali. In Libia, i sopravvissuti hanno quasi sempre riferito di detenzioni arbitrarie in condizioni terribili, tra cui fame, rifiuto di cure mediche ed esecuzioni sommarie.

Molti sono stati venduti come schiavi e trafficati a scopo di lucro, anche attraverso il confine tunisino. Spesso queste violazioni non sono state semplicemente consentite, ma sono state compiute da attori statali, militari/poliziotti o guardie costiere finanziate dall’UE, rendendo evidente la complicità europea.

La situazione nel Mediterraneo centrale è altrettanto disastrosa. I sopravvissuti hanno riferito di violente ritirate da parte delle cosiddette guardie costiere libiche e tunisine, spesso subite più volte. Hanno raccontato di violenze in mare, tra cui pestaggi, spari, violenze sessuali, affondamento intenzionale di imbarcazioni già non idonee e lasciare annegare le persone, alcune delle quali si sono gettate in acqua per paura di essere costrette a tornare in Libia o in Tunisia. I sopravvissuti hanno riferito che le autorità europee non hanno provveduto al salvataggio o al coordinamento, favorendo invece la loro cattura da parte delle guardie costiere tunisine e libiche.

Analizzando in profondità i temi citati in queste testimonianze, questo rapporto mira a creare una maggiore consapevolezza della complicità europea nelle violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo centrale e oltre, sfatando il mito che la politica di esternalizzazione sia un mezzo efficace o umano di “controllo delle migrazioni”. Si sforza inoltre di mettere al centro le voci e le esperienze dei sopravvissuti nei dibattiti politici ed etici sulla migrazione.

Infine, il rapporto fornisce ulteriore supporto e prove alle richieste di SOS Humanity all’UE e ai suoi Stati membri. Chiediamo all’UE e ai suoi Stati membri di adempiere al loro dovere di salvare vite in mare rispettando il diritto internazionale del mare. L’UE deve porre fine a qualsiasi cooperazione con la Tunisia e la Libia che porti alla violazione e alla restrizione dei diritti dei rifugiati, e deve invece istituire un programma di ricerca e soccorso finanziato dall’Europa che riporti l’umanità, di cui c’è tanto bisogno, alle sue frontiere esterne.

Questo rapporto è dedicato ai sopravvissuti che hanno condiviso con noi le loro storie – e in memoria delle quasi 25.000 persone che sono decedute durante la traversata del Mediterraneo centrale dal 2014, le cui storie restano ancora sconosciute.

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